Il 2020 è stato un anno record per quanto riguarda lo sviluppo e la diffusione della tecnologia blockchain, e l’adozione sempre più crescente, non solo dalla massa ma anche da parte di importanti investitori, istituzioni e gruppi finanziari, delle criptovalute, Bitcoin ed Ethereum in primis, ma non solo, sempre più popolari e ormai ritenuti una valida alternativa sia come rapido scambio di moneta elettronica, senza le lentezze burocratiche e i cavilli che il circuito bancario e un controllo centralizzato possono implicare, sia come opportunità d’investimento e la possibilità di crearsi un’interessante entrata extra, in aggiunta a uno stipendio o a un fatturato sempre più spesso minati dal prolungarsi dei vari lockdown e della conseguente crisi finanziaria.
Dopo il recente apprezzamento record e il vertiginoso superamento del suo massimo storico, Bitcoin non ha perso la fama di “mezzo per arricchirsi rapidamente guadagnando comodamente da casa“, o, per lo meno, innumerevoli sono i riferimenti in rete e sui social network a varie società, progetti, investitori e ammalianti influencer benestanti, che il più delle volte appaiono in invidiabili località di mare, magari in riva a una spiaggia o a bordo di qualche lussuoso yacht, sorseggiando beatamente il loro cocktail preferito, modello Di Caprio nelle vesti di Jordan Belfort nel film “The Wolf of Wall Street”, proponendo la loro opportunità come l’unica (!) in grado di fare soldi a palate senza sforzo, e magari raggiungerli a Montecarlo per festeggiare con loro in un party privato sulla barca di qualche V.I.P.
La verità, è che il mondo delle criptovalute in generale nasconde numerose insidie, a partire da singoli o presunte aziende che operano in modo non del tutto lecito, fino a veri e propri schemi Ponzi, mascherati dall’ennesimo “investimento miracoloso” (a prescindere che sia in Bitcoin o in qualche altra criptovaluta – ultimamente vanno molto di moda gli Smart Contract in Tron, per esempio), e nonostante il popolo della rete attivo in questo ambito, dovrebbe evolversi sempre più da questo punti di vista, l’anno 2020 non è stato esente da questo tipo di truffe, anzi: si sono verificati dei veri e propri record della truffa! Andiamo ad esaminare in questo articolo i casi più eclatanti.
E’ datata inizio agosto 2020 (curiosamente coincisa, in Italia, con l’ultima giornata di Serie A, interrotta e quindi posticipata causa Covid-19) l’ormai celebre truffa di Alcore Club, divenuto tristemente famoso per aver fatto letteralmente piangere migliaia di utenti, che avevano riposto la propria fede nel (presunto) titolato book di scommesse sportive d’oltremanica, con sede in Irlanda e con tanto di regolare certificazione aziendale, documenti depositati ecc. ecc. . Nulla di più falso. Probabilmente accecati dagli incredibili rendimenti della piattaforma, tra l’1.30% e il 2% al giorno e oltre, vale a dire un rendimento superiore al 30% al mese, senza contare i compensi extra garantiti dal referral system multilivello, in alcuni casi si erano letteralmente lasciati “scappare la mano”, ingolositi dai precedenti rendimenti e dall’interesse composto, fino a quando, un bel giorno, millantando varie problematiche legate ad aggiornamenti e a “lentezza delle transazioni imputate all’elevato numero di scambi sulla blockchain”, il bel portale giallo/verde del book fittizio, che scopiazzava un po’ la grafica del ben più famoso e affidabile Bet365, con il quale ovviamente non aveva nulla a che fare, finisce per sparire letteralmente nel nulla nel giro di pochi giorni. 404, site not found. Tanti saluti e baci, da parte di William Cooper e dei suoi soci.

Già, William Cooper, o William Copper come alcune traduzioni errate recitavano. Probabilmente un attore pagato, visto che è stato provato con un elevato livello di affidabilità, che i filmati girati nella sede della società di scommesse, siano stati girati in Russia, probabilmente a Mosca, grazie ad alcuni particolari forse sfuggiti agli autori del video, ma non certo da chi ha una certa esperienza in questo tipo di cose (come si può leggere ad esempio da questa recensione pubblicata sul sito behindMLM). C’è chi si è spinto oltre, e ha scoperto che, dietro la figura del CEO/ragazzino, a volte un po’ timido e impacciato, c’era in realtà la figura di Vachtang Tevdorashvili, come puoi leggere in dettaglio su questo bell’articolo che ti invito a leggere, se sei interessato ad approfondire. Del resto, l’attore stesso aveva suscitato più di un dubbio in molti investitori, dal momento che del CEO non ne aveva proprio né la faccia, né il carisma. D’altro canto, per uno scommettitore seriale con un minimo d’esperienza, era evidente che il sito alcore.club non avesse praticamente nulla a che fare col mondo delle scommesse, bastava una rapida analisi dei match giocabili (praticamente un numero insignificante e legato per lo più a campionati virtuali – in questo caso la sospensione temporanea dei campionati è venuta in aiuto) e confrontarlo con un qualsiasi book di scommesse “serio” per svelare l’arcano. E allora, perché tanta gente c’è cascata, oltretutto non sempre rispettando un’oculata strategia e un corretto money management, fondamentale in questi casi, rimettendoci un bel po’ di BTC, o ETH a seconda del pacchetto d’investimento scelto?
Dopo la “botta” di Alcore, per tutta l’estate i progetti truffaldini si susseguono, iniziano ad andare di moda gli Smart Contract, prima in Ethereum poi in Tron. Tronex e, successivamente TronChain, sono due esempi, tanto per citarne alcuni. Divitex invece è un altro esempio “stile Alcore” di SCAM o schema Ponzi, durato poco e sparito nel nulla, probabilmente saltato non appena la verità è venuta a galla (anche in questo caso si poteva continuare tranquillamente a depositare, ma si era impossibilitati a prelevare) e circolata in rete.
E’ a metà dicembre che una delle più colossali truffe del mondo Bitcoin viene a galla. In questo caso parrebbe trattarsi di una vera a propria azienda, operante prima del trading forex, e successivamente nel trading crypto, denominata Mirror Trading International (MTI), con sede in Sudafrica (mymticlub.com). Qualche avvisaglia su ciò che stava succedendo si ebbe nel mesi di luglio, quando iniziarono a circolare notizie in merito a problemi con la FSCA, ovvero la “Consob” Sudafricana, e in Texas dove il “business” di MTI era stato bandito, e il CEO Johann Steynberg invitato a presentarsi a giudizio (richiesta mai accolta) per difendersi contro l’accusa di truffa e raggiro a danno di cittadini americani. Nonostante iniziano a diffondersi numerosi articoli a supporto di questa tesi, apparsi su fonti anche autorevoli, l’azienda continua a tenere furbescamente una certa comunicazione positiva con gli utenti, che vengono continuamente rassicurati, nell’ottica di “aiutare più persone possibili a ritrovare il proprio benessere economico in questi momenti difficili minati dalla pandemia”. Anche a seguito dell’irruzione negli uffici di MTI da parte dell’FSCA stessa, il board di MTI non molla, e così nemmeno i suoi fedelissimi utenti, che continuano ignari a depositare nuovi bitcoin nel pool d’investimento, e a fare il passaparola per acquisire nuovi utenti e quindi fondi, moltiplicando i propri guardagni grazie ai bonus corrispondenti.
A metà dicembre iniziano a moltiplicarsi lamentele da parte degli utenti circa l’impossibilità di prelevare fondi dalla piattaforma di Mirror Trading, che giustifica la situazione motivando un serie di migrazioni e manutenzioni ai server, cui si susseguono rallentamenti e disservizi a causa di “importanti aggiornamenti per la sicurezza”, tuttora in corso. Il 18 dicembre compaiono news allarmanti in rete, rapidamente diffuse tramite le applicazioni di messagistica e i social, in merito alla fuga del CEO all’estero, probabilmente in Brasile, che di fatto nella settimana del 14 dicembre fa perdere le proprie tracce. Inizia quindi un teatrino di comunicazioni strappalacrime, dove il resto del team di MTI, insieme alla moglie di Steynberg, cercavano ancora una volta di distrarre gli utenti dall’ennesima truffa del secolo, probabilmente al solo scopo di guadagnare tempo.
Al momento differenti studi legali e organizzazioni per il recupero crediti, stanno seguendo la vicenda di MTI, tra cui la Luitingh and Associates (https://www.mtiliquidation.co.za/) e la RAG association (https://getaquid.com/register/), che hanno intentato delle class action per dare la possibilità agli utenti truffati di recuperare, almeno in parte, i loro fondi. La vicenda, anche considerando l’importo notevole del bottino sottratto, ha interessato anche l’FBI che sta tuttora indagando sulla questione.

E’ della seconda settimana di gennaio 2021 che un altro progetto ben noto a investitori e networker operanti in questo settore, che Finalmente Global (https://www.finalmenteglobal.com/) dichiara forfeit e annuncia di essere costretta a chiudere i battenti. In questo caso, i CEO e fondatori, all’anagrafe Jacobus van der Merwe (detto Kobus) and Tiaan van der Westhuizen, noti per aver investito essi stessi una quota considerevole in Mirror Trading, dichiarano a malincuore che, avendo investito una grossa fetta del denaro digitale dei propri clienti, nella piattaforma di MTI, e non avendo accesso quindi a questi fondi, dichiarano loro malgrado “bancarotta”. In questo caso quindi, abbiamo un esempio di un progetto/azienda, probabilmente lecita, che fallisce per aver inconsapevolmente investito una grossa fetta dei suoi fondi in un’altra piattaforma (fonti informate parlano dei capitali di 20.000/30.000 clienti “dirottati” completamente su MTI), che si è rivelata essere senza dubbio uno SCAM colossale. Non essendo ancora del tutto chiari i contorni della vicenda di MTI, a maggior ragione non lo sono quelli di Finalmente, quindi non è facile stabilire se il patatrac sia stato inconsapevolmente causato dal crac di Mirror, oppure se le intenzioni degli ideatori di Finalmente fossero truffaldine fin dall’inizio. Di certo il fatto che anche quest’azienda abbia sede in Sudafrica, lascia aperti molti dubbi ma ben poco spazio all’immaginazione. Ad ogni modo, forse un giorno, le indagini in corso potranno dircelo.
Sempre nella seconda settimana di gennaio, e precisamente tra venerdì 8 e domenica 10 gennaio, un’altra “illustre” piattaforma si rivela essere un flop colossale: è il caso di Arbitly (arbitly.io), piattaforma di arbitraggio in criptovalute, operante sia in modalità manuale che automatica, dietro il pagamento di un abbonamento mensile, con diverse modalità, e che prevedeva la possibilità di operare con le 5 crypto principali: BTC, ETH, LTC, BCH e XRP. Lanciata nel marzo 2020 e divenuta sempre più popolare a partire dalla metà del 2020, la piattaforma Arbitly garantiva la possibilità ai propri utilizzatori, di realizzare un guadagno mensile anche superiore al 40% del capitale depositato sulla piattaforma, questo grazie alla possibilità di eseguire fino a 3 operazioni giornaliere per ogni singolo token, realizzando un profitto medio intorno al 1.20% – 1.40% in questo caso. Inutile aggiungere che, la possibilità di operare con le 5 criptovalute, essendovi un minimo d’importo necessario per poter operare ed essere efficace con le operazioni di arbitraggio, era studiato in modo da poter intrappolare la quantità maggiore di denaro digitale possibile per l’ignaro malcapitato.
Naturalmente, era sotto l’occhio di tutti che, offrendo un potenziale così elevato di guadagno mensile, la piattaforma fosse per sua natura rischiosa, nonostante vi fossero numerosi fonti in rete, anche autorevoli, che ne parlassero ragionevolmente bene, con recensioni a volte decisamente positive. Facendo qualche rapida ricerca, si poteva anche dedurre che il board di persone che comparivano sul sito fossero fittizie, o comunque collegati a profili LinkedIn che non avevano chissà quale influenza planetaria. Persone comuni probabilmente, o ancor più facilmente inesistenti, che prestavano la faccia ad altri operatori che agivano dietro le quinte, tramite canali o account Telegram, o dietro la privacy di una chat di supporto. Fatto sta che, anche in questo caso, nella settimana dal 4 all’8 gennaio, iniziano a circolare lamentele a proposito di ritardi nei pagamenti, o rimborsi completamente bloccati, all’interno della piattaforma.
Fatto piuttosto curioso, è che a fine dicembre l’azienda di Arbitly, la Arb Signal Limited, aveva dato comunicazione di aver sostituito il precedente CEO fondatore, Alexander Black, con Marco Fanger, che infatti a cavallo con l’anno nuovo compare in un video, una specie di intervista in studio dove risponde a diverse domande avanzate dagli utenti, e dove tra l’altro rasserena gli stessi riguardo il futuro roseo di Arbitly e del fatto che non si devono preoccupare, che i loro fondi sono in buone mani nonostante sia noto che nel mondo delle criptovalute gli SCAM siano all’ordine del giorno (!!!). Già questo passaggio, unitamente al fatto che fosse abbastanza evidente che il CEO che compare nel video fosse un attore pagato, il nuovo William Cooper insomma, poteva bastare per indurre gli utenti più avveduti a ritirare tutto al più presto possibile dalla piattaforma. Eppure, nelle settimane successive compaiono altri 2 “VLOG” di Marco Fanger, stavolta probabilmente girati nella comodità di casa sua, o almeno così sembra, che ancora risponde alle domande con il sorriso, parla delle interessanti novità che saranno introdotte a breve nella piattaforma, e ancora sollecita a non preoccuparsi in merito alle problematiche relative ai prelievi, blocco programmato e dovuto agli aggiornamenti del sito e alle patch di sicurezza in corso di essere applicate: tutto sarebbe tornato nella norma da lì a poco.
Di certo, pochi si aspettavano che da lì a poco si sarebbe scatenato il caso nella rete, tra social e canali e gruppi telegram, per non parlare di alcune risposte beffarde direttamente nella chat di supporto di Arbitly, che facevano chiaro riferimento al fatto che Arbitly “avesse scammato” e si prendevano gioco degli utenti. L’ultima mossa da parte dei “geni del male” di Arbitly, è quella di paventare un presunto attacco hacker al sito e alla chat di Arbitly, attacco hacker che, naturalmente, non c’e mai stato. Tutte strategie diversive adottate dagli scammer più esperti, per distrarre le masse e guadagnare tempo per far sparire velocemente in bottino attraverso la blockchain, dissolvendo il tutto in una bolla di sapone e lasciando gli utenti a rodersi il fegato con l’amaro in bocca, sfogandosi sulle varie chat e canali di supporto creati dagli utenti truffati, che si moltiplicano come funghi nei meandri della rete.
Se vuoi approfondire sulla vicenda di Arbitly, ti consiglio anche questa volta di leggere questo interessante l’articolo sul blog degli Imprenditori Digitali Sostenibili dell’amico Nito Ferri.

Dunque, come difendersi da tutto ciò!?
E’ davvero possibile riuscire a identificare facilmente questo tipo di truffe, senza al tempo stesso rinunciare all’opportunità di aumentare le proprie entrate passive, e quindi trarre vantaggio da quelle che sono le vere e reali opportunità che la rete e la tecnologia può offrire?
Senza dubbio non è un attività facile. Riuscire a separare efficacemente le mele buone da quelle marce, o addirittura da quelle avvelenate, richiede un impegno costante e non indifferente, sia in termini di ricerca che di esperienza. I nostri consigli di base, da osservare scrupolosamente, sono quelli di:
- le nostre 5 regole d’oro:
- evitare il fai da te
- diversificare il più possibile
- verificare bene le fonti in rete
- diffidare sempre degli sconosciuti
- farsi consigliare da un esperto
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“LEARN BEFORE YOU EARN”
(Impara prima di guadagnare)
Al tuo successo!
Articolo dettagliato e tagliente sul tema dello Scam ormai a portata di click “impavidi”.
Grazie Ivan per le delucidazioni, terremo alta la guardia.
Grazie, ci mancherebbe.. siamo qui apposta! La giusta conoscenza unita ad una sana esperienza sul campo aiutano.. ma soprattutto, l’unione fa la forza.. per questo grazie alle nostre collaborazioni e al nostro impegno reciproco possiamo raggiungere risultati che, altrimenti da soli, sarebbero inimmaginabili